Sette cult italiani da recuperare

Qualche riflessione sul cinema italiano è già stata fatta in questa rubrica. Stilando, infatti, la classifica sui sette film italiani da recuperare, mi sono soffermato brevemente sui problemi relativi alla produzione cinematografica del nostro paese. Proprio per questo motivo sono stato a lungo restio sul redigere una nuova lista di film italiani. Il motivo però che regge in piedi questa rubrica è proprio il trascrivere le riflessioni che pongo in essere ogni giorno: purtroppo le sale sono chiuse e trovare ispirazione per creare un contenuto originale e coinvolgente diventa ogni giorno più difficile. Risulta quindi essenziale prendere spunto da ciò che si guarda la sera, andando a condividere anche una parte di sé stessi. Ho quindi deciso di stilare una nuova classifica, ma diversa dalla precedente. Siccome ieri sono andato a fare una visita a Cinecittà e mi sono immerso nel neorealismo e nel realismo magico italiano, ho deciso di consigliare sette film che hanno fatto la storia della nostra cultura. Mi sembra però doveroso fare la solita premessa, in base alla quale invito i lettori a non rimanere offesi dalla mancanza di molti capolavori, vista la mole immensa di opere che andrebbero prese in considerazione. Cominciamo:

SCIUSCIÀ (Vittorio De Sica,1946): questo capolavoro del maestro De Sica non ha bisogno di presentazioni. Vincitore del premio oscar al miglior film straniero nel 1948, Sciuscià ha portato la corrente neorealista a un livello che fino ad allora non si era mai visto. Siamo davanti a una storia che colpisce come un pugno nello stomaco e dona allo spettatore una sensazione unica nel suo genere. Il regista decide, infatti, di guidarci nel mondo del dopoguerra e dei riformatori giovanili senza mai dimenticare i valori della comunicazione. Così De Sica ci catapulta in una realtà triste e amara, dove soltanto i valori umani possono salvarci. Sciuscià non è soltanto un film, ma anche una fotografia che aiuta a renderci conto della campana di vetro in cui vive la nostra generazione. Nonostante la pellicola sia assai datata, ciò che sorprende è quanto riesca a essere attuale, nonostante il periodo storico in cui è stata girata e in cui è ambientata. Sciuscià è un’opera magna indimenticabile, qualcosa che soltanto la fine del mondo potrà distruggere.

I SOLITI IGNOTI (Mario Monicelli,1958): la prima volta che si guarda questo film sorge un interrogativo: come si può raggiungere un tale livello di bravura? I soliti ignoti sembra un’opera divina, perché è la rappresentazione perfetta del talento cristallino. Potremmo stare ore a parlare della perfezione della sceneggiatura scritta da Monicelli, Suso Cecchi D’amico e Age & Scarpelli, ma sarebbe inutile perché arriveremmo tutti alle stesse conclusioni: una trama che funziona bene quanto un romanzo e un livello di umorismo mai più raggiunto. Sembra quasi che i migliori artisti di quella generazione si siano messi d’accordo per lasciare una firma indelebile ai posteri e il cast fantasmagorico ne è una perfetta dimostrazione. Chi si approccerà per la prima volta a questo capolavoro di Monicelli non vivrà soltanto una bella esperienza, ma anche l’onore di vedere insieme Mastroianni, Gassman, Totò, Claudia Cardinale, Renato Salvatori, Carlo Pisacane e tanti altri. I soliti ignoti è un’opera visionaria, perché attraverso la sua essenza è riuscita a ispirare buona parte dei prodotti audiovisivi che consumiamo abitualmente: da Prison Break a La casa de papel, tutti questi prodotti nascono grazie a I soliti ignoti

AMARCORD (Federico Fellini, 1973): quando si pensa a Federico Fellini, viene subito in mente un’idea di cinema allo stato puro. Non bisogna mai scordare che un film non è soltanto una storia, ma anche un disegno o una fotografia. Chi decide di guardare Fellini, vuole comprendere a fondo l’anima della settima arte, in modo da rendersi conto delle possibilità del genio umano. Scegliere uno dei suoi molteplici capolavori non è tuttavia semplice, perché una qualunque lista di consigli sarebbe incompleta senza la sua intera filmografia. La scelta di Amarcord è però frutto di un’idea ben precisa, ovvero consigliare un film che non possa non colpire. Qui, infatti, Fellini entra nei meandri della propria mente per estrapolare attraverso l’arte la confusione del ricordo. Amarcord non è soltanto un film su Rimini, ma anche un qualcosa che ci riguarda tutti. Guardare questa pellicola vuol dire riscoprire sé stessi, quasi fosse una torcia nel buio della confusione: un modo per ritrovare l’essenza di una vita che a volte sembra disorientarci più del dovuto.

UNA GIORNATA PARTICOLARE (Ettore Scola, 1977): la coppia Sophia Loren-Marcello Mastroianni ha fatto la storia del cinema del nostro paese e mettere in questa lista un loro film è doveroso. Da una parte abbiamo l’attrice per eccellenza, un condensato di bellezza e talento che non ha eguali nella storia del cinema, dall’altra parte abbiamo il viso più iconico del realismo magico e del neorealismo italiano. Ettore Scola, in questo caso, decide di trasporre questa miniera di talento in epoca fascista, quasi a testimoniare quanto sia importante l’arte per sopravvivere all’orrore. Una giornata particolare è un’opera che lascia senza parole e mentre sto scrivendo l’unico vocabolo che mi viene in mente è “grazie”. Forse siamo davanti uno di quei lungometraggi che davvero andrebbero fatti vedere a scuola, sia per far capire alle nuove generazioni gli orrori del fascismo, sia per testimoniare il valore artistico di una coppia di attori che non andrebbe mai dimenticata. Accendete quindi il televisore, guardate il film e tuffatevi nel mito di Sophia Loren e Marcello Mastroianni

PER UN PUGNO DI DOLLARI (Sergio Leone, 1964): Clint Eastwood vs Gian Maria Volontè. Uno di quegli scontri che non si scordano, perché testimoniano l’incontro tra la realtà di Hollywood e quella di Cinecittà. Certo, Eastwood non era ancora nessuno all’epoca, eppure lo scontro di culture appare evidente. Per un pugno di dollari forse non è il miglior lavoro di Leone, eppure ha dato vita a un genere che poco dopo avrebbe affascinato (ma anche scandalizzato) il mondo intero: gli spaghetti western. La rivalutazione successiva testimonia l’imprevedibilità della coscienza umana, capace a distanza di pochi anni di amare ciò che poco prima si era deriso. Il termine “spaghetti western” era usato dagli americani per sbeffeggiare questo tipo di cinema, ma il caso ha voluto che proprio questi film abbiano formato i grandi registi di Hollywood a partire dagli anni 70 fino ad oggi. Per un pugno di dollari è un dipinto firmato Sergio Leone, un quadro di cowboys che attraverso delle scelte azzeccate è riuscito a formare un’epoca cinematografica successiva che ne avrebbe apprezzato il valore artistico

IL SORPASSO (Dino Risi, 1962): sono rimasto piacevolmente colpito dal successo che sta avendo l’opera magna di Dino Risi in questi anni. Mi è più volte capitato di imbattermi in post omaggianti questa pellicola straordinaria e credo anche di averne compreso i motivi: Il sorpasso è un film sempre attuale. Pensiamo al sorpasso ogni momento, vale la pena rischiare o rimaniamo sul sicuro? Un interrogativo che Risi ha saputo cogliere alla perfezione e che non può lasciare indifferenti. Siamo tutti un po’ Gassman e un po’ Trintignant, in balia tra volontà e la paura di raggiungere un obiettivo. Quando decidiamo di fare un esame, quando attraversiamo la strada o quando ci facciamo coraggio per parlare con la persona che ci piace. Il sorpasso funziona perché un film universale e sapiente al tempo stesso: un vero e proprio spaccato dei nostri sentimenti che non può lasciare indifferenti

UCCELLACCI E UCCELLINI (Pier Paolo Pasolini, 1966): Uccellacci e uccellini è un film folle e anticonformista quanto il suo autore. Pasolini fu a lungo accusato di essere un “regista mancato”, eppure questo film, come anche gli altri, dimostrano tutto il contrario. Lo scrittore romano comprende a fondo la società in cui vive e dona agli spettatori una delle commedie più folli degli anni 60. Un magistrale Totò ci accompagna in un viaggio nello spaccato sociale italiano, interpretando dapprima un padre e successivamente un frate. Chi ama Pasolini non rimarrà deluso, perché i temi trattati sono gli stessi dei suoi libri, dal decadimento della sinistra italiana all’oscurantismo della società del consumo. Chi crede che Pasolini si approcciasse al cinema con l’ottica di un letterato cade in errore, perché sottovaluta un artista che ha saputo valorizzare al massimo la sua produzione, sia attraverso una macchina da scrivere sia attraverso una cinepresa: un autore immortale che merita ogni forma di omaggio possibile.

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