La vita dopo.

* spoiler alert: in questo articolo non vi sono “ce la faremo” o parole come “resilienza” e “ripartenza” *

Dal fatidico 9 Marzo sono trascorsi ormai un 1 anno e due mesi.  

Fuori dalla finestra, nonostante qualche razzo abbia messo a rischio anche quest’unica certezza, il tiepido sole primaverile sta per lasciare il passo ad una nuova torrida estate.

Per quanto riguarda il COVID, ci siamo “abituati”.  Anzi, sarebbe meglio dire: rassegnati.

Gradualmente però, soprattutto negli ultimi mesi, qualcosa è successo. 
Il procedere della campagna vaccinale ha portato i primi importanti frutti. 
Una valutazione combinata dei dati dell’anagrafe nazionale vaccini e del sistema di sorveglianza integrata COVID-19 a cura dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) evidenzia che in poco più di un mese (35 giorni) di vaccinazioni vi è stata una riduzione dell’80% del rischio di infezioni, del 90% dei ricoveri e del 95% dei decessi.
Insomma, bene, nonostante la distribuzione dei vaccini non sia stata ancora (e a questo punto nutro il forte dubbio lo sarà mai) adeguatamente organizzata.
Parlandone in un gruppo di WhatsApp con amici (unica socialità in “tempi pandemici”, da leggere in combinato disposto con “sessione”) alla domanda “Riusciremo a vaccinarci prima dell’estate?” una voce a me cara ha risposto: “Ogni tanto fanno degli open day un po’ a caso, conto su uno di quelli”. Sipario.

Stiamo facendo passi avanti, dicevo: via con le cene fuori, e, a breve, proveremo addirittura il brivido del ritorno a casa oltre le 22.

Mentre da un lato mi chiedo se il mio piccolo cuoricino reggerà tutto questo Carnevale di Rio, dall’altro cerco di immaginare come l’umanità vivrà “la vita dopo”.

Come tutti gli eventi particolarmente segnanti, il dopo è inedito. Guardando alla crisi finanziaria del 2008, mi chiedo se anche noi avremo un New Deal oppure, se il post – covid assomiglierà di più al secondo dopoguerra. Saremo travolti da un’ondata di ottimismo? I mercati in che termini ne risentiranno? Porteremo con noi delle abitudini? Torneremo mai effettivamente alla “vita prima”?

A Marzo 2020 ammetto (mea culpa) di essere stata tra quelli che credevano che il “dopo” avrebbe visto l’umanità più unita. Fermo restando che già di norma io non faccio testo (sono di quelli che all’ “Esprimi un desiderio” per anni ha pensato a cose tipo la pace nel mondo), anche il resto di quella piccola fetta di speranzosi in cui rientravo è andato rapidamente estinto. E se proprio ne fosse rimasto qualcuno, con, ad esempio, la ripresa dei conflitti in Palestina sono certa abbia smesso di crederci.

Aspetto curiosa il primo giorno senza coprifuoco, il primo senza mascherina, la prima serata in discoteca, il primo concerto, gli esami in presenza, i medici in ferie.

Se non altro, questa pandemia ci regalerà tante nuove prime esperienze.

Innumerevoli possono essere gli scenari della vita dopo, oltre lo schermo di un computer, piena di “a 20 cm di distanza” e prenotazioni alle 22.  
Una sola cosa ritengo sia sicura. Visto che, come ormai in questo giornale sappiamo bene, “Tempi avversi creano uomini forti”, dopo questi, avversissimi, molto della vita ci sembrerà più affrontabile.

(in copertina: “Venturing Out” di Gürbüz, cover del The New Yorker 24.05.2021)

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