IL METAVERSO: NUOVA REALTÀ O NUOVA FINZIONE?

Ne sentiamo parlare sempre di più, sempre con più frequenza e sempre con più entusiasmo. Grandi brand e attività di ogni categoria approdano con campagne pubblicitarie e nuovi prodotti su misura, come una corsa al colonialismo di una realtà che non tutti conoscono e che, soprattutto, non tutti hanno compreso davvero. Stiamo parlando della piattaforma metaverso. Ma cos’è nello specifico? E da quale esigenza nasce? 

Il 28 Ottobre 2021, il CEO Mark Zuckemberg annuncia il rebranding della compagnia Facebook in “Meta”, concretizzando per la prima volta l’esistenza del metaverso, che definisce come “il successore di internet mobile”. Tuttavia, la vera origine del termine deriva da anni prima, coniata dallo scrittore Neal Stephenson nel suo libro cyberpunk “Snow Crash” (1992), in cui descrive il metaverso come un mondo surreale dove, grazie alla realtà virtuale e alle nuove tecnologie di internet, si può essere presenti in modalità tridimensionale, rappresentati dal proprio avatar. 

In questo caso, si può dire con certezza che la fantasia di un libro cyberpunk è diventata realtà, perché il metaverso di Zuckemberg non è altro che una piattaforma web basata sull’interconnessione di sistemi all’avanguardia come realtà virtuale, realtà aumentata e tridimensionalità, dove è sostanzialmente possibile fare qualunque cosa. E, ovviamente e principalmente, anche fare business. 

Questo cyberspazio, alimentato dalle ultime frontiere dello sviluppo della digitalizzazione, rappresenta una miniera d’oro per le aziende ed un nuovo territorio completamente inesplorato su cui approdare con le proprie attività e, soprattutto, un’occasione per ridisegnare nuove esigenze latenti su cui costruire prodotti e servizi adeguati. Al momento, i settori più interessati sono moda, l’industria dei videogiochi e, inverosimilmente, anche il mercato immobiliare. 

Per fare qualche esempio, nella settimana del 24 Marzo è approdata nel metaverso la prima fashion week, ospitata dalla piattaforma Decentraland, ed ancora prima, brand come Gucci, Burberry e Balenciaga avevano portato avanti una campagna pubblicitaria di nuovi prodotti esclusivi vestendo gli avatar dei giochi Fortnite e Roblox, e Louis Vuitton i protagonisti del videogioco League of Legends, tutti già approdati sulla piattaforma. È irreale, assurdo, eppure l’obiettivo, destare clamore, è stato raggiunto.

In un report recente Bloomberg ha sottolineato come il metaverso davvero possa rappresentare una svolta per l’industria della moda (sempre restia ad affrontare le rivoluzioni, come fu per la prima digitalizzazione e l’avvento dei social media e del potere delle influencer) grazie all’assetto più “democratico” e alla portata che rappresenta questa nuova piattaforma, dove tutti possono accedere, e dove i grandi brand presentano i loro prodotti esclusivi assieme a nuovi e giovani stilisti che possono trovare il loro spazio e il loro pubblico. 

Tuttavia, l’aspetto più surreale, a tratti inquietante, nasce dal mercato immobiliare. L’impresa Republic Realm, attiva nel real estate, ha acquistato terreni da 4,3 milioni di dollari nella più grande piattaforma immobiliare del metaverso, Sandbox. Al momento, ha già sviluppato un centinaio di isole con ville di lusso e strutture per sport acquatici, ed alcune di queste sono già state vendute ad un prezzo di 15mila dollari per essere poi rivendute ancora a 100mila dollari (ovviamente, tutto tramite criptovaluta). 

Le domande da porsi sarebbero tante, però non si può fare a meno di pensare immediatamente al motivo che abbia scatenato una così impetuosa e frenetica corsa a questa realtà che, sostanzialmente, rappresenta il nulla. Si può davvero investire così tanto denaro in qualcosa che non esiste? Perché staccando un cavo di alimentazione, mandando in crash una delle tante piattaforme attive, di tutto questo “mondo” creato a misura di avatar e tridimensionalità, non c’è più niente. L’ultima frontiera della tecnologia sta raggiungendo traguardi soprendenti ma, a tratti, a dir poco preoccupanti, dove la vita stessa di un individuo, la sua casa, i suoi amici, la sua città, sono subordinati all’esistenza di una piattaforma web. Tutto nasce da Zuckemberg, che ancora una volta porta una svolta che segnerà definitivamente le logiche relazionali e comportamentali a livello globale. Ma quali saranno gli sviluppi futuri? Segnerà davvero un radicale cambiamento (come fu, anni fa, per Facebook) e soprattutto, pensando a tutto questo denaro investito, sarà davvero un’opportunità o solo una bolla speculativa? Difficile dirlo per ora, ma i rischi, purtroppo, sono diversi. E soprattutto, non sono solo economici.

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