Il fatto: La procura Trento ha aperto un fascicolo per disastro colposo a carico di ignoti sul crollo di un seracco avvenuto nei pressi di Punta Rocca (sul versante nord della Marmolada), in data 3 Luglio, che ha travolto due cordate di alpinisti. Il bilancio ammonta a 11 morti e 7 feriti, ma le ricerche sono rese difficili dalle condizioni meteo e dal pericolo di nuovi distacchi.
Tuttavia, è probabile che tale rimanga un’inchiesta senza indagati, destinata all’archiviazione. Infatti, secondo il procuratore capo di Trento Sandro Raimondi “In questo momento possiamo escludere assolutamente una prevedibilità ed una negligenza o imprudenza. Per avere una responsabilità bisogna poter prevedere un evento, cosa che in questo caso è molto difficile».
Luigi Felicetti, tecnico del Soccorso Alpino dell’Alta Val di Fassa, intervenuto nei soccorsi, racconta: “Quando siamo arrivati ci siamo trovati davanti ad uno scenario pazzesco, c’erano blocchi di ghiaccio e roccia enormi dappertutto, abbiamo cominciato a cercare e abbiamo trovato le prime vittime”. Secondo Felicetti gli alpinisti non hanno colpe “erano tutti con corde e ramponi, erano attrezzatissimi. Sono stati tanto sfortunati”.
Il seracco in questione faceva parte di un ghiacciaio vallivo che scende lungo il versante settentrionale della Marmolada, la vetta più alta delle Dolomiti (3.343 metri s.l.m.). Un seracco è un grosso blocco di ghiaccio che forma il lato di un crepaccio: i crepacci trasversali e longitudinali si formano durante il movimento lento e costante del ghiacciaio verso valle. Tuttavia, le alte temperature rendono instabili tali strutture, e in particolare, nella giornata del disastro, le temperature in vetta (normalmente sotto 0) raggiungevano i 10,7°.
Le ricostruzioni degli esperti: Secondo il Professor Roberto Colucci, docente di glaciologia dell’Università di Trieste e ricercatore del CNR «| ghiacciai a causa dei cambiamenti climatici non sono più in equilibrio, soprattutto, al di sotto dei 3.500 metri, perché si è creato un clima diverso da 30 anni fa che non sostiene più la loro esistenza e, purtroppo, eventi tragici come quello accaduto sulla Marmolada sono, probabilmente, destinati a ripetersi. Per questo, serve mantenere la massima attenzione quando si scala». Inoltre: «Più che la temperatura record di un giorno, sul seracco hanno influito le temperature anomale che da maggio si registrano in quota. A seconda dei posti, sono state anche di 10° sopra a valori normali. Poi lo scorso inverno è fioccato poco ed è venuta meno la protezione che la neve fornisce d’estate ai ghiacciai. A questo grave scenario, si è aggiunta la forte ondata di calore dall’Africa: ha, probabilmente, prodotto una grossa quantità di acqua liquida da fusione glaciale che scorreva fra la base della montagna e quella parte di ghiacciaio della Marmolada. Quindi è avvenuto il crollo nelle condizioni peggiori per distacchi di questo tipo: tanto caldo e tanta acqua sotto. Purtroppo succederà ancora anche per via delle condizioni del ghiacciaio (…) La proiezione più generale, al 2100, dice che nella migliore delle ipotesi perderemo il 70 % dei ghiacciai alpini, nella peggiore il 96%. Sotto i 3.500 metri invece nel giro di vent’anni non ci sarà più niente, perché i ghiacciai come la Marmolada sono ormai in totale disequilibrio»
Secondo Gino Comelli, capo del soccorso alpino fassano «In poche settimane sotto il ghiacciaio
precipitato si è formato un accumulo immenso di acqua. Lo scioglimento che prima impiegava decenni è avvenuto in due mesi e non ha trovato una via d’uscita nei torrenti sotterranei che vediamo sgorgare ai piedi dei seracchi. La pressione dell’acqua, tra ghiaccio e roccia, si è rivelata una bomba: ha sollevato il ghiaccio fino a lanciarlo nel vuoto».
Soccorritori e scienziati concordano sul fatto che sulla Marmolada l’attimo della strage non era prevedibile, ma la probabilità di un crollo del ghiacciaio era ipotizzabile da almeno due mesi.
La dinamica del crollo: Il volume di ghiaccio che si è messo in moto è pari al volume di 2 campi da calcio alti circa 80 metri. Tuttavia, durante il percorso, la neve e il ghiaccio che si trovavano sul cammino sono stati trascinati, aumentando il volume complessivo del “fiume” (che ha inglobato numerosi detriti rocciosi) e provocando il cosiddetto “effetto valanga”. Essendo inoltre il versante settentrionale della Marmolada inclinato di circa 45°, la velocità di discesa della valanga ha raggiunto i 300km/h e ha percorso 2,5/3 km.
Il fenomeno è stato causato dall’aumento repentino delle temperature, che ha alterato il ciclo dell’acqua, facendo nevicare meno; generando così poco ghiaccio sottile. Ciò ha provocato due conseguenze:
1. Il ghiaccio “giovane”, si è fuso, formando una patina d’acqua che si è infilata tra la roccia e il ghiacciaio preesistente. Lo strato d’acqua formatosi, ha costituito una sorta di lubrificante, che ha provocato lo slittamento del ghiaccio.
2. Il poco ghiaccio presente è intervallato da rocce e detriti, che, scaldandosi al sole, accelerano la fusione.
Pertanto, climatologi e glaciologi parlano di “trasformazione della criosfera alpina”, la quale si trova attualmente in una fase di squilibrio a causa delle temperature che continuano ad aumentare velocemente: i ghiacciai alpini non riescono a stabilizzarsi con il nuovo clima che si sta instaurando, pertanto reagiscono riducendosi o provocando eventi catastrofici.
Al momento, la Marmolada è interdetta al pubblico. Ci si è chiesti se un distacco del genere possa accadere nuovamente, nella medesima zona. La risposta è affermativa, in quanto la nicchia dalla quale si è staccato il seracco, è ora in condizione di instabilità ed è ancora presente una grande quantità di ghiaccio. Il monitoraggio rimane ad oggi l’unico mezzo di difesa.
Dati: Area dei ghiacciai in Italia:
– Valle D’Aosta: 134 km²
– Lombardia: 88 km²
– Alto Adige: 85 km²
– Trentino: 31 km²
– Piemonte: 29 km²
– Veneto: 4 km²
– Friuli Venezia Giulia: 0,2 km²
– Abruzzo: 0,04 km²
Superficie totale = 369 km²
-13% = stima della superficie persa in soli 12 anni dai ghiacciai alpini
2° = aumento delle temperature medie dal 1850 ad oggi lungo l’arco glaciale alpino
1,1% = tasso di ritiro medio annuo dei ghiacciai negli ultimi 10 anni.
Avvertenza: Per segnalazioni o richieste di informazioni (esclusivamente da parte di familiari di eventuali persone disperse) la Provincia autonoma di Trento ha attivato il numero di telefono 0461.495272, attivo 24 ore su 24.