La Città dello Sport o “Vela” dell’architetto Santiago Calatrava è una delle grandi opere incompiute legate ai mondiali di nuoto che si sono svolti a Roma nel 2009. Si trova a due passi da uno dei quartieri simbolo della periferia romana per livello di abbandono e scarsità di iniziative sociali rivolte ai cittadini: Tor Bella Monaca, un quartiere da “rammendare”, come direbbe Renzo Piano.
Il progetto: Il progetto iniziale consisteva in un complesso polifunzionale monumentale di 52 ettari: un labirintico polo sportivo con due vele gemelle, che comprendeva:
⁃ un palazzetto da 15 mila posti
⁃ Una cavea da 8.000 posti
⁃ 2 piscine scoperte
⁃ 2 piscine coperte
⁃ Una pista di atletica
⁃ Un palazzo per basket e pallavolo
⁃ Impianti all’aperto per calcio, calcetto e tennis
⁃ Una torre alta 2 metri
⁃ 2 laghi
⁃ Un bosco di 30 ettari
Inoltre, intorno a tale struttura sarebbero stati realizzati: un campus da 1.500 alloggi per ospitare gli studenti universitari, piscine all’aperto e al coperto, una pista di atletica, altre strutture sportive, parcheggi, padiglioni e gallerie per eventi e mostre. Di fronte al complesso di impianti sportivi, era prevista una torre destinata al rettorato dell’Università, alta circa 90 metri.
L’opera prevedeva l’utilizzo complessivo di 7 milioni di kg di acciaio (quasi come la Tour Eiffel): più che un progetto, un sogno: rivelatosi sempre più lontano e utopistico.
La vicenda: La vicenda ha inizio nel 2005. Roma si prepara ai mondiali di nuoto del 2009: la capitale ha bisogno di un grande progetto per superare la candidatura di Yokohama.
Vengono espresse 11 preferenze su 20 per Roma e 9 per Yokohama: il sindaco Veltroni da il via al progetto per la creazione della nuova città dello sport.
Dopo la firma di un protocollo di intesa per l’avvio del progetto, i lavori vengono affidati alla SPA Vianini Lavori, del gruppo Caltagirone. Un decreto dell’ottobre 2005 ne affida la gestione alla protezione civile di Bertolaso e a quella che diverrà nota come “la cricca delle grandi opere”. Viene nominato anche un commissario per l’organizzazione dell’evento (angelo Balducci, che venne poi travolto dallo scandalo del G8 alla Maddalena).
Tuttavia, l’impegno complessivo di spesa, inizialmente fissato a 120 milioni di euro (di cui 60 erogati da Roma capitale e 60 dall’INAIL) lievita velocemente: già nel progetto preliminare sale a 240 milioni di euro. E non è il solo rincaro: nel 2006 il comune di Roma constata che il complesso non rispetta gli standard olimpionici, pertanto richiede a Calatrava la stesura di un ulteriore progetto per tentare la candidatura alle Olimpiadi del 2016. Il nuovo progetto aggrava ulteriormente la spesa, che raggiunge l’importo di 323 milioni di euro (dei quali 239 circa per lavori). E ancora, il progetto definitivo, autorizzato il 25 febbraio del 2009, prevede una spesa quasi raddoppiata, che ammonta a 607.983.772€.
Nonostante l’aggravio significativo dei costi di costruzione, nel 2007 viene posata la prima pietra e il tempo stimato di realizzazione dell’opera è di 2 anni (appena in tempo per celebrare i mondiali di nuoto). Tuttavia, poco dopo l’inizio dei lavori, la data di completamento dell’opera slitta al 30 Giugno del 2011.
Siamo ormai nell’estate del 2008 e nonostante il doppio turno di oltre 300 operai, è ormai palese che il progetto non sarà ultimato entro il 2009. Pertanto, il sindaco in carica Alemanno sposta i mondiali di nuoto al foro italico, stornando 50 milioni di euro per l’adeguamento dei vecchi impianti.
Persa l’occasione dei mondiali di nuoto, il progetto subisce un lento e travagliato declino: i lavori rallentano, bloccandosi già nel 2009 per esaurimento fondi. Nei 2 anni successivi il cantiere apre e chiude a intermittenza e i costi di costruzione salgono ulteriormente, sfiorando la cifra dei 660 milioni di euro (11 volte il prezzo iniziale).
Anche la speranza di raggiungere le olimpiadi del 2020 si rivela vana: il Presidente del Consiglio Monti ritira la candidatura di Roma per non aggravare ulteriormente le precarie condizioni economiche del paese. La costruzione del complesso si interrompe definitivamente.
La vela oggi: Ad oggi, del sogno di Calatrava, ancora lontano dal completamento (anche solo parziale) rimane uno sperpero di 250 milioni di euro. Le vele sono due, ma della prima solo la struttura in cemento armato è completa.
L’opera è nel limbo, tra improbabili ridimensionamenti degli impianti, riconversioni o completi abbattimenti (attualmente, senza alcun esito concreto):
– Nel 2013 sale al Campidoglio Ignazio Marino che, dopo un confronto con l’università di Tor Vergata e con l’architetto propone di convertire l’opera nella sede della facoltà di scienze naturali e un orto botanico (per 80 milioni di euro).
– Nel 2020 il governo Conte 2 (con Gualtieri ministro dell’economia) vocifera uno stanziamento di 325 milioni di euro (di cui 25 milioni utili a chiudere il contenzioso tra la SPA e Tor vergata e 300 milioni per completare l’opera). Anche tale stanziamento rimane incompiuto e rimangono solo 3 milioni di euro in 3 anni per la manutenzione dell’esistente.
– Nel 2021 Carlo Calenda, nella propaganda elettorale per la candidatura a sindaco di Roma, ha proposto di demolire la vela (ipotesi suggerita dagli alti costi di gestione del cantiere, che ammontano a circa 300.000 euro l’anno, e dall’azione corrosiva degli agenti atmosferici sulle strutture). Tuttavia, il progetto potrebbe costare qualche centinaia di milioni di euro.
Intanto, la legge di bilancio 2021 ha stanziato 25 milioni di euro per la definizione dei contenziosi in essere con gli affidatari del progetto e dei lavori.
Con il passare del tempo, la Vela sta diventando un elemento del paesaggio dell’agro romano, come le rovine di acquedotti o mausolei che si incontrano sulle strade consolari, o lo scenario di serie TV, quali Suburra.