La notte tra il 5 e il 6 febbraio, è stata protagonista di una catastrofe naturale che ha travolto il confine tra la Turchia e la Siria. Un terremoto di magnitudo 7.8 ha colpito la popolazione turca e siriana, causando oltre 50.000 vittime e più di 120.000 feriti.
Ad oggi, dopo quasi tre settimane dal tragico evento, le ricerche di vite umane tra le macerie dei palazzi caduti non si placano. Purtroppo, le difficoltà non si fermano ed ai danni provocati alle infrastrutture si aggiunge il maltempo, che ha portato con sé neve e piogge forti.
Il 27 febbraio 2023 il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiesto “perdono” agli abitanti per i ritardi nell’arrivo dei soccorsi. Secondo il vicepresidente turco Fuat Oktay, 105.000 edifici sono crollati o sono stati gravemente danneggiati per il sisma e le continue scosse di assestamento rendo la situazione, già spaventosa, ancora più drammatica.
Dall’UE al Giappone, passando per gli Usa e l’India, sono molti i paesi che, subito dopo il sisma del 6 febbraio, si sono mobilitati per mandare aiuti economici e personale specializzato.
Corpi privi di vita vengono estratti ogni giorno dalle macerie dei palazzi, come il corpo del calciatore ghanese Christian Atsu e dell’imprenditore italiano Angelo Zen. La speranza di persone ancora vive sotto le macerie non cessa, ed infatti, grazie ai continui tentativi da parte dei soccorritori, si sono realizzati dei veri e propri miracoli, estraendo ancora vivi un padre ed una figlia.
Per secoli la parte di territorio colpita è stata considerata come una “lacuna sismica”, zona nel quale per parecchi secoli non sono stati registrati eventi di magnitudo. Però, le case distrutte e le vite spezzate, ci ricordano come il terremoto ed i suoi effetti devastanti che possono manifestarsi in ogni momento.
Continui gesti di commemorazione per le vittime scomparse vengono celebrati, come il gesto di Okur, fondatore dell’Organizzazione aiuto all’Infanzia che tramite l’affissione di palloncini rossi sopra le macerie, ha voluto regalare un ultimo pensiero alle “piccole vittime” del disastro.
Davanti a tali eventi è difficile rimanere inermi e ci si domanda il perché di tali tragedie. Nel nostro piccolo, oltre a dedicare un pensiero alle vittime, potremmo prendere esempio dalle varie organizzazioni, che si sono mobilitate per mandare soccorsi; aderendo alle iniziative promosse dalla nostra università, che si è mobilitata per collaborare con i soccorsi e la Croce Rossa Italiana.
Con queste poche parole tutto il giornale esprime la propria vicinanza alle vittime colpite dal terremoto ed invita a tutti noi, ad aiutare ed a non dimenticare.