di Annalisa Giannuzzi
Settembre: il mese più caldo per le studentesse e gli studenti universitari in cerca di un alloggio accessibile. Dall’inizio dello scorso maggio gli studenti universitari hanno iniziato a sollevare le prime proteste. Essi, stanchi della situazione, si sono accampati con tende e materassini davanti alle università italiane presidiandole. Le loro proteste erano volte ad evidenziare il problema del costo smisurato degli affitti nelle principali città italiane.
Sono passati circa cinque mesi da allora ma non vi è stata alcuna forma di intervento. Anzi, oltre ad essere stato cancellato un emendamento istituito nel 2022 dal governo Draghi, il quale prevedeva uno stanziamento di 660 milioni di euro per gli alloggi universitari in tutto il paese vi è stato un rincaro sugli affitti delle stanze per gli studenti, le quali oltre ad essere difficili da trovare, sono spesso in condizioni inadeguate.
La mobilitazione studentesca era riuscita ad attirare l’attenzione della cronaca e della politica sulla situazione. Da quanto emerge dall’ultimo rapporto di Immobiliare.it (portale che gestisce l’affitto di alloggi) nonostante l’offerta delle camere in affitto in Italia sia cresciuta rispetto al 2022, ciò non ha comportato una diminuzione dei prezzi. Ad esempio, a Milano il costo medio di una stanza singola ammonta in media a 626 euro al mese, a Bologna 482, mentre a Roma e Firenze si è arrivati a sfiorare la cifra di 435 euro mensili.
In attesa di una risposta da parte del Governo, le proteste da parte degli studenti continuano e il 25 settembre 2023 l’Unione degli Universitari (associazione studentesca di ispirazione sindacale) ha piantato nuovamente le tende davanti all’Università Sapienza di Roma, dichiarando: “Abbiamo deciso di protestare in quanto il Governo continua ad ignorare il caro studi e la crisi abitativa, senza attuare alcuna soluzione concreta. Ci sentiamo traditi rispetto alle promesse che avevamo ricevuto prima dell’estate”.
L’obbiettivo degli studenti è quello di ottenere “risposte vere” contro il caro vita, il quale sta mettendo in discussione il diritto costituzionale di cui all’art. 34 della nostra Costituzione: il diritto allo studio.
Lo slogan scelto dagli studenti è “Vorrei un futuro qui” il quale riflette non solo la necessità di misure urgenti per risolvere la situazione, ma anche il desiderio di studiare e lavorare nel proprio paese d’origine, senza essere costretti a emigrare all’estero alla ricerca di opportunità migliori. Quello descritto è un problema importante che riguarda non solo gli studenti, ma anche il futuro economico e sociale dell’Italia. Per risolvere tale crisi abitativa e permettere agli studenti di accedere all’istruzione superiore senza oneri eccessivi, il Governo dovrebbe adottare misure concrete. Queste potrebbero includere la costruzione di alloggi universitari a prezzi accessibili, l’implementazione delle politiche di controllo sui prezzi degli affitti o l’incremento del sostegno finanziario agli studenti.