Lotta alla corruzione: un confronto tra politiche italiane ed internazionali

Prima di entrare nel merito delle politiche di contrasto alla corruzione, occorre far luce sul significato di tale termine, in quanto la nozione di corruzione può essere interpretata sia dal punto di vista penale che da quello amministrativo, con differenze significative tra i due approcci.

In ambito penale, le sanzioni sono emesse da un giudice e mirano principalmente alla repressione della corruzione, seguendo precise definizioni nel Codice penale per evitare ambiguità e arbitrarietà. D’altro canto, nel contesto amministrativo, le sanzioni sono emanate dalla Pubblica Amministrazione (P.A.) e hanno come scopo la prevenzione della corruzione. Questo concetto è stato introdotto nella legislazione amministrativa circa vent’anni fa e si caratterizza per una definizione più ampia e meno precisa rispetto a quella penale, includendo anche comportamenti corruttivi che potrebbero non costituire reato, come le raccomandazioni.

Le tipologie di corruzione possono essere distinte in base al settore e agli attori coinvolti. Si distinguono generalmente la corruzione pubblica e quella privata, che spesso sono collegate. Ad esempio, il decreto 231/2001 riguarda la responsabilità amministrativa delle imprese per reati commessi, dove le imprese non possono essere imprigionate ma possono essere soggette a sanzioni amministrative. In questo contesto, il decreto 231/2001 incoraggia le persone giuridiche a prevenire i reati attraverso procedure e meccanismi di controllo codificati nel modello 231. Se la società adotta e rispetta efficacemente tali procedure, può essere esentata dal pagamento di multe, mentre solo i dirigenti coinvolti saranno soggetti a condanne penali. Inoltre, è importante distinguere tra corruzione politica e amministrativa. I funzionari pubblici della P.A., definiti come dipendenti pubblici, sono soggetti a norme rigorose e stringenti, come quelle sulla trasparenza e l’esistenza di codici di condotta. Al contrario, i politici, che spesso instaurano rapporti temporanei con la P.A. durante il loro mandato, hanno maggiori libertà e possono essere soggetti a norme meno rigorose. Questa differenza può rendere più complesso definire regole specifiche per i politici rispetto ai dipendenti pubblici.

L’evoluzione delle politiche di prevenzione della corruzione nella legislazione italiana è stata simile a quella di altri paesi occidentali, riflettendo una crescente consapevolezza dei danni causati dalla corruzione e la necessità di misure efficaci per contrastarla. Questo percorso di sviluppo normativo e istituzionale ha seguito una traiettoria parallela a quella di nazioni come la Francia e gli Stati Uniti, che hanno affrontato scandali di corruzione e hanno risposto con riforme legislative e istituzionali mirate.

La Francia, ad esempio, ha adottato una legge simile alla legge italiana 190/2012 già nel 1993, in risposta a scandali che hanno scosso il paese e minato la fiducia nell’integrità delle istituzioni. Gli Stati Uniti, da parte loro, sono stati tra i precursori nell’introduzione di misure di prevenzione della corruzione, con l’istituzione di uffici specializzati nel contrasto alla corruzione e l’implementazione di codici di condotta già negli anni ’70, dopo lo scandalo Watergate. A livello europeo, gli scandali che hanno coinvolto la Commissione Santer alla fine degli anni ’90 hanno catalizzato l’attenzione sul problema della corruzione a livello istituzionale. In risposta a queste sfide, sono stati introdotti un codice etico per la Commissione Europea e l’OLAF, l’Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode, che si occupa di garantire l’uso corretto dei fondi dell’UE. Anche l’ONU ha dovuto affrontare casi di cattiva gestione dei fondi, come nel programma Oil-for-Food destinato all’Iraq alla fine degli anni ’90. Questi scandali hanno portato all’istituzione di organi interni di controllo e all’adozione di codici etici per prevenire futuri abusi.

In questo contesto anche l’Italia sono state prese delle misure.

La risposta ai casi di corruzione emersi durante Tangentopoli ha portato all’istituzione di diverse commissioni, tra cui quella presieduta da Cassese, che ha svolto un ruolo cruciale nel definire le politiche di prevenzione della corruzione per gli anni a venire. La Commissione Cassese ha identificato la corruzione come un fenomeno dannoso che compromette il funzionamento delle istituzioni e mina la fiducia dei cittadini nel sistema politico ed economico del paese. Il suo rapporto ha evidenziato le cause e le dimensioni della corruzione in Italia, individuando settori particolarmente vulnerabili come gli enti locali, le concessioni di servizi pubblici e le opere pubbliche. Le proposte avanzate dalla Commissione Cassese hanno delineato una serie di interventi per prevenire e scoraggiare la corruzione, tra cui la semplificazione normativa, la regolamentazione del finanziamento politico e delle attività di lobbying, e il rafforzamento dei corpi tecnici all’interno della P.A. 

Tuttavia, il percorso verso una legislazione efficace e istituzioni robuste nella lotta alla corruzione non è stato privo di ostacoli. Le successive commissioni, come quella presieduta da Garofoli nel 2011, hanno continuato a esaminare il fenomeno della corruzione nei diversi settori, evidenziando la necessità di ulteriori riforme e miglioramenti (come accaduto anche con la Commissione Mattarella del 2020 sulla prevenzione della corruzione, spesso tali rapporti rimangono inascoltati e disattesi dalla politica). 

La legge italiana 190/2012, nota come legge Severino, è stata un passo significativo nella lotta alla corruzione. Ha ampliato i poteri dell’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, e ha introdotto il piano nazionale anticorruzione. Ulteriori riforme legislative, come la legge Brunetta del 2009 che ha introdotto la valutazione delle performance degli uffici pubblici, hanno contribuito a migliorare la trasparenza e l’efficienza della P.A. La legge Frattini del 2004 ha introdotto norme per la gestione dei conflitti d’interesse, sebbene con alcune limitazioni nella loro efficacia pratica. Nel 2014, il Governo Renzi ha unificato l’ANAC con l’autorità di vigilanza sui contratti pubblici, creando l’attuale ANAC. Questo ha consolidato le funzioni di controllo e prevenzione della corruzione in un’unica autorità, ampliandone la portata e l’efficacia.

Nonostante i progressi compiuti nel corso degli anni, la lotta alla corruzione rimane una sfida complessa e in continua evoluzione. È fondamentale continuare a sviluppare e implementare strategie efficaci di prevenzione e controllo della corruzione su scala nazionale e internazionale. Solo attraverso un impegno costante da parte di governi, istituzioni e società civile sarà possibile garantire la trasparenza e l’integrità delle istituzioni, preservando così i principi fondamentali della democrazia e dello Stato di diritto.

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