a cura di Nicola Pigna –
Un paio di mattine fa tre donne ucraine si sono presentate in Piazza San Pietro e, a seno scoperto, hanno iniziato a manifestare il loro pensiero. Onestamente, che tre donne si mettano in una pubblica piazza a seno nudo non è più una notizia, non scandalizza più nessuno, semmai suscita qualche battutina ironica da bar, ma niente di più. Tre donne, manifestano e protestano. Ma non è solo questo il punto! Si sono presentate in Piazza San Pietro ed hanno iniziato a gridare slogan contro il Papa, hanno utilizzato un Crocifisso nell’intento di praticare autoerotismo. Tutto ciò mentre gridavano “ il Papa non è un politico” e «Keep it inside», che per delicatezza evito di tradurre. È arrivata la polizia e, com’è giusto che sia, sono state portate via. Non è questa la sede per enunciare le fattispecie di reato che stavano commettendo, essendo Piazza San Pietro, fino al Sagrato, di competenza della giurisdizione penale italiana ( in virtu’ del Concordato Lateranense). Pare che una di queste fanciulle, mentre la polizia le prelevava, abbia avuto qualche problema con l’inadeguato strumento erotico, rimasto incastrato, e pare sia stata portata in ospedale ed operata d’urgenza. Fin qui i fatti che chiunque può leggere ovunque.
Quello che sento, da cattolico, una volta tanto, è un forte sentimento di sdegno. Esprimere la tristezza e l’amarezza non sempre è facile, non sempre le parole rendono la delusione in maniera nitida, quasi mai chi si sente violentato nell’intimo della propria coscienza riesce a descrivere ciò che prova. Mai come negli ultimi anni la Chiesa Cattolica ha subito tanti insulti, da minoranze sparute, da poveri esaltati, da cretini che i media hanno innalzato agli onori delle cronache. Mai come negli ultimi tempi siamo tornati ad essere perseguitati. Sì siamo perseguitati perché i nostri vescovi non possono più liberamente dire ciò che pensano altrimenti si grida ad un attentato alla laicità dello Stato, i nostri politici hanno paura di dirsi cattolici perché altrimenti riceverebbero la gogna del tradizionalismo e i giovani si vergognano di dire, anche agli amici più stretti, che la domenica, tra una partita e l’altra o tra un capitolo e l’altro dello studio, vanno a Messa.
È una persecuzione viscida che mira ad umiliare, a far sentire intellettualmente inferiore chiunque non si allinea ad un pensiero unico fatto di laicismo, che è diverso dalla laicità, e viene mascherato con distorsioni illogiche del liberalismo. Così succede che in Italia una conduttrice televisiva, la signorina Giulia Innocenzi ospita nella sua trasmissione queste fanciulle a seno scoperto, la sera prima che vadano in Vaticano. Rispetto la libertà della Innocenzi, ma non mi taccio e dico che mi sento offeso, violentato, picchiato. In nessun altro paese civile la televisione si permetterebbe di ospitare rimostranze che offendono il comune senso religioso. È possibile mai che la mia dignità sia ritenuta inferiore a quella di tutti gli altri, solo perché il Vangelo, da sempre, ha sbugiardato ipocriti e menzogneri e ha sconvolto la logica di ogni tempo che nascondeva le sue deviazioni (politiche etc…), in maniera farisaica, dietro la legge. In nessun paese civile si consente che le minoranze vengano attaccate, figuriamoci le maggioranze, quali siamo e restiamo in questo paese. Chissà cosa sarebbe capitato alle femen se fossero andate a manifestare “liberamente” nella piazza simbolo dell’Isis in favore dei diritti umani. Intanto si sono permesse di farlo in Italia perché qui hanno trovato un branco di fessi (noi cattolici, in primis), assopiti e rincretiniti dalla cultura del qualunquismo e del vuoto contenutistico, del ripudio dell’onestà intellettuale. Sono venute nella patria del luogo comune.
È amara l’analisi e non rende autenticamente il senso di profonda delusione e dispiacere che questa vicenda provoca! Forse ha ragione l’arcivescovo emerito di Chicago che disse, qualche anno fa: “io mi aspetto di morire in un letto, ma il mio successore morirà in prigione e il suo successore morirà martire in una piazza pubblica”, concludeva carico di speranza: “Il suo successore raccoglierà i resti di una società in rovina e lentamente aiuterà a ricostruire la civiltà, come la Chiesa ha fatto tante volte lungo la storia”.