L’intelligenza emotiva

L’intelligenza emotiva viene definita come la capacità di un individuo di riconoscere, di distinguere, di etichettare e di gestire le emozioni proprie e degli altri, essa racchiude al suo interno quelle capacità di consapevolezza e padronanza di sé, motivazione, empatia e abilità nella gestione delle relazioni sociali, che qualunque persona può sviluppare e che si rivelano fondamentali per ogni essere umano.

Il concetto d’intelligenza emotiva ha iniziato a divenire “famoso” solo fra il 1995 e il 1996, in seguito alla pubblicazione di un libro sull’argomento da parte dell’autore e giornalista scientifico Daniel Goleman. Secondo Goleman ciascun individuo è dotato di un’intelligenza emotiva “generale” fin dalla nascita, egli la considera inoltre come uno strumento fondamentale nell’ambito del successo lavorativo.

Furono, due studiosi della psiche, Salovey e Mayer a dare una definizione della stessa per la prima volta.

Il grado di intelligenza emotiva secondo il modello di Salovey e Mayer viene misurato mediante il test di intelligenza emotiva Mayer-Salovey-Caruso. A differenza dei classici test del QI, nel MSEIT non ci sono risposte obiettivamente corrette; questa caratteristica, peraltro, ha largamente contribuito a mettere in discussione l’affidabilità dello stesso. È infatti una delle principali critiche avanzata nei confronti dell’intelligenza il fatto che questa non può essere misurata in maniera oggettiva.

Il primo a sostenere che l’intelligenza fosse un costrutto composto da più fattori indipendenti tra loro fu negli anni ’80 Howard Gardner, ricercatore di Harvard che con la sua teoria delle intelligenze multiple fornì un approccio inedito e fondamentale, ad esempio, per valorizzare le potenzialità di uno studente.

La presenza di un elevato grado d’intelligenza emotiva dovrebbe apportare effetti benefici in tutti gli aspetti della vita quotidiana dell’individuo può inoltre essere utile nel prevenire scelte e comportamenti sbagliati, anche inerenti la propria salute.

Saper riconoscere e dare un nome alle nostre emozioni è fondamentale per dare significato a quello che ci accade, è anche per questo che avere una forte intelligenza emotiva significa saper creare un’armonia fra “mente e cuore”.

Vediamo insieme nel dettaglio cosa significa saper interagire con le nostre eccitazioni o turbamenti:
Innanzitutto, imparare a gestire le proprie emozioni non significa negarle o eliminarle, ma fare in modo che non si trasformino in comportamenti indesiderati.

È molto importante essere empatici, l’empatia è un concetto molto conosciuto e dibattuto, Hoffman è stato il principale teorico nel campo dello sviluppo dell’empatia, lo psicologo americano racchiude in questo concetto due dimensioni: la capacità di riconoscere gli stati mentali altrui e la risposta affettiva indiretta.

Numerose sono le abilità che ci permettono di avere successo nelle relazioni sociali. Tra le abilità sociali rientra, ad esempio, la capacità di avere influenza, cioè di utilizzare tattiche di persuasione efficienti.

Anche l’auto-consapevolezza è l’arte di capire sé stessi: conoscere le proprie debolezze ed i punti di forza. In pratica, avere fiducia in se stessi e capacità critica costruttiva.

Lucyna Bolin, Talent Development Manager di PageGroup sostiene l’importanza del “Essere valutati ed essere aperti all’autovalutazione”. Chiedere un riscontro da parte degli altri, essere più auto-riflessivi ed onesti con sé stessi.

Le emozioni sono spesso lasciate al di fuori del luogo di lavoro quando si raggiunge l’ufficio e questo provoca effetti devastanti sia alle imprese che ai propri dipendenti coinvolgendo tutta la linea dagli impiegati fino al CEO. Secondo il Workplace Trend 2018 del Gruppo Sodexo, il 34% degli headhunter la ritiene un requisito primario ai fini del processo di selezione. Dopo tutto, siamo persone emotive. È proprio la tesi di Rex Huppke che si conclude confermando che siamo esseri umani ogni giorno, non solo quando si lascia l’ufficio. Le aziende che hanno colto questo messaggio e molti stanno puntando sull’assunzione di psicologi per i team risorse umane: comprendere la forza lavoro nel miglior modo possibile e offrire una formazione utile ha conseguenze dirette sulla relazione dipendente e datore di lavoro.

Gli impiegati, i manager e i leader di successo possiedono una grande intelligenza emotiva, che li supporta nel mettere a frutto le loro capacità in un’ottica di rispetto, condivisione, confronto e crescita personale e collettiva, nel gestire al meglio lo stress e le e nel creare un ambiente di lavoro sereno ed inclusivo.

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