Il settore dei trasporti è una delle principali fonti di inquinamento ambientale. Nonostante l’automobile, con circa 1,2 miliardi di veicoli al mondo, sia il maggior responsabile dell’impatto ambientale, l’aereo rappresenta il mezzo di trasporto più inquinante se si considera la quantità di CO2 emessa per passeggero ad ogni chilometro percorso (285 grammi contro i 42 delle auto). Tali emissioni contribuiscono per il 3% circa al riscaldamento globale. Si tratta di un settore c.d. hard-to-abate, vale a dire che attualmente dispone di un numero limitato di strumenti e soluzioni in grado di ridurre significativamente le emissioni nel breve e medio periodo.
Da diversi anni le principali compagnie aeree investono nel c.d. sustainable aviation fuel (SAF): una serie di carburanti realizzati con materie prime rinnovabili (scarti di produzione, oli esausti, piante ed alghe) progettati per essere drop-in, ovvero, possono essere miscelati con il carburante fossile senza apportare alcuna modifica agli aerei che, al momento, possono utilizzare il 50% di SAF sul totale del carburante così da ridurre le emissioni di CO2 fino all’80%. Sebbene il loro utilizzo sia stato introdotto tra i punti di azione per raggiungere l’obiettivo “zero emissioni entro il 2050”, al momento il SAF presenta due criticità: l’alto costo e la bassa produzione. Infatti, nel 2021 il suo utilizzo ammontava solamente allo 0.1% di tutto il carburante impiegato nell’aviazione. Ancora oggi, il fattore prezzo costituisce il principale ostacolo alla sua diffusione: i carburanti derivanti da fonti rinnovabili sono eccessivamente costosi rispetto al normale Jet Fuel e si prevede che i due saranno reperibili allo stesso prezzo non prima del 2037.
Mentre i SAF rappresentano una soluzione attuale, aerei elettrici o a idrogeno sono in fase di progettazione e sperimentazione e si stima che questi non saranno disponibili prima del 2030. Lo scorso giugno, la Commissione europea ha istituito l’Alliance for Zero Emission Aviation (AZEA) con lo scopo di preparare l’industria dell’aviazione all’entrata in servizio di aeromobili alimentati a idrogeno ed energia elettrica al fine di garantire che il trasporto aereo possa contribuire al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Il 26 settembre passato è stata pubblicata la lista dei primi 74 membri dell’alleanza tra i quali figurano costruttori di aeromobili, compagnie aeree, aeroporti, fornitori di carburanti e autorità di regolamentazione. Per l’Italia troviamo l’Aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna e l’Aeroporto internazionale di Torino Caselle.
L’AZEA punta a rendere disponibili le tecnologie a emissioni zero entro il 2027-2029, in modo da consentire la messa in circolazione dei nuovi aerei “green” entro il 2035. Le ultime tecnologie dirompenti in fase di sviluppo dovrebbero ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 30-50% rispetto al 2020, risultando pertanto fondamentali per la realizzazione del Green Deal europeo. Il prossimo 14 novembre si terrà a Bruxelles la prima assemblea generale dell’alleanza.
Un’aviazione totalmente elettrica o a idrogeno al momento risulta una tecnologia del futuro, per la quale sono ancora necessari investimenti e sviluppo. Nell’attesa, quella dei carburanti a basso impatto ambientale è una soluzione di transizione essenziale per rendere sostenibili i viaggi aerei. Per la sua applicazione è richiesta la collaborazione di compagnie aeree e governi al fine di progettare e costruire impianti, in Europa e nel mondo, per rendere disponibile il SAF in quantità importanti, soprattutto nei principali aeroporti. In questa prospettiva l’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma Fiumicino ha ottenuto nel 2021 la certificazione Airport Carbon Accreditation 4+ “Transition” di ACI Europe sulla riduzione di CO2, come primo aeroporto d’Europa e nel marzo 2022 ha annunciato il rafforzamento della disponibilità di biocarburante per centrare l’obiettivo Net Zero Carbon.