Una visita in Corea del Nord inizia sempre allo stesso modo: i pochi curiosi che vengono ammessi nel paese atterrano da un aereo di linea nel piccolo e ormai fatiscente aeroporto della capitale.
Per raggiungere il paese c’è anche un treno di epoca sovietica, che lascia Pechino tutti i lunedì, mercoledì e venerdì e, dopo una notte, arriva nel grigiore mattutino della stazione della capitale nordcoreana.
I passeggeri del treno dovranno passare i controlli alla frontiera sullo Yalu: il fiume sopra il quale passa il ponte ferroviario che connette la Repubblica Popolare Democratica di Corea, con la Cina.
Non è possibile visitare il Paese in maniera autonoma e indipendente: si viaggia solo se accompagnati, ventiquattro ore su ventiquattro, da guide fornite dal ministero del Turismo della Repubblica Popolare Democratica di Corea, che svolgono anche il delicato ruolo di assistere, istruire e controllare i turisti stranieri.
Il regime tenta di “vendere” agli stranieri un paese diverso e notevolmente più interessante.
La Corea del Nord è un Paese pieno di contraddizioni, nel quale, accanto a uno statalismo economico che rasenta l’autarchia, esiste un fiorente mercato nero di elettrodomestici e generi alimentari ed un crescente desiderio di consumismo per il superfluo quotidiano prodotto in Cina.
La società è forte e unita, le persone si aiutano a vicenda.
Nel nord-Corea impera la supremazia di Kim Il-Sung che priva i cittadini del senso di sé lasciando loro nient’altro che un timido eco di ciò che sono i diritti e le libertà.
Anche la famiglia del leader ha una pecora nera: il giovane Kim Jong Nam, figlio maggiore di Kim Jong Il e fratello dell’attuale comandante in capo Kim Jong Un.
Nel 2001 fu arrestato in un aeroporto giapponese con un passaporto falso: era fuggito di casa per andare a Disneyland. Nonostante esistano leggi e regolamenti in Corea del Nord, i cittadini sono costretti ad obbedire ai “Dieci Principi e Fondamenti del Lavoratore di un Sistema Unitario Ideologico”.
I nordcoreani imparano a memoria questi principi e li applicano rigorosamente e religiosamente alla loro vita quotidiana.
Essendo la Corea del Nord lo Stato più riservato al mondo, può essere complicato riuscire a scattare un’immagine nitida delle vite quotidiane di 25 milioni di cittadini.
Ci sono due modi attraverso i quali i nordcoreani possano procurarsi del cibo: tramite piccoli mercati (legali o illegali) o razioni che vengono concesse dal governo.
Inoltre, le condizioni di energia elettrica instabili rendono difficile riuscire a riscaldarsi durante l’inverno, persino negli appartamenti elitari di Pyongyang. Pertanto, al di fuori della capitale, i nordcoreani usano bruciare il carbone per tenersi al caldo, il che comporta tuttavia notevoli rischi per le vie aeree. Le temperature in inverno possono scendere fino a -13°C.
Nonostante tale fattore venga rigorosamente nascosto dal governo agli occhi del pubblico, ci sono diversi campi di concentramento in tutto il Paese. All’incirca sei tra questi sono riservati ai prigionieri politici.
Tutti gli uomini nordcoreani devono arruolarsi nell’esercito per una durata minima di dieci anni, durante i quali sono concessi a malapena pochi giorni di riposo.
Ai nordcoreani viene insegnato l’odio verso il mondo esterno, in particolar modo nei confronti degli USA e della Corea del Sud: i loro “nemici giurati”.
In Corea del Nord, un soggetto rischia di essere punito per un crimine che non ha commesso e inoltre la colpa per nesso implica che i parenti del colpevole, fino a tre generazioni, saranno imprigionati a loro volta.
I bambini, dunque, spesso nascono e crescono nei campi perché i loro genitori sono imprigionati per un crimine che i loro nonni hanno commesso, senza spesso conoscerne nemmeno il motivo.
Riportiamo di seguito un inaspettato paradosso: in un paese dove quasi tutto è vietato, si può liberamente fumare marijuana. Tuttavia, c’è chi è stato imprigionato perché colpevole di aver tentato di fumare con carta di giornale dove era ritratto il leader Kim.
Messaggi propagandistici sono presenti in ogni angolo e aspetto della vita quotidiana: film, programmi televisivi, teatro, fumetti, cartelloni pubblicitari. Inoltre, ai nordcoreani viene imposto di visitare i monumenti eretti per Kim Il-Sung e Kim Jong-Il più volte al mese e avere nelle loro case immagini dei “benamati leader”, che devono essere pulite giornalmente.
È molto difficile violare le regole della propaganda e della censura in Corea del Nord.
Secondo il New York Times però, saltuariamente, dalla Corea del sud arrivano dvd che mostrano ai “cugini” cosa accade realmente oltre i loro confini.
Siccome la maggior parte dei cittadini non ha una situazione familiare solida o denaro sufficiente per poter proseguire gli studi universitari dopo essersi diplomato dall’istruzione secondaria di primo grado, i Coreani del Nord vengono spediti a lavorare in fattorie o fabbriche non potendo scegliere il loro lavoro e sono sottomessi a intense ore lavorative, che vanno dalle 12 alle 16 ore al giorno.
Fuggire è un grande rischio, ma la costante violazione dei loro diritti, la fame, lo sfinimento, la paura per la propria vita e quella dei propri amati, motiva fortemente ben più di migliaia di nordcoreani all’anno a tentare il viaggio verso la libertà.
La maggior parte dei disertori aspetta l’inverno per attraversare il fiume Yalu, al confine con la Cina, quando l’acqua comincia a congelare.
A questo punto devono trovare un modo per raggirare i controlli e nascondersi dai soldati cinesi che pattugliano per evitare che i disertori entrino in Cina. Una volta varcato il confine cinese, passati per il Laos, arrivano in Tailandia dove possono chiedere asilo nell’ambasciata della Corea del Sud. Dopo vari controlli e interrogatori, i disertori ottengono la cittadinanza sudcoreana e possono finalmente iniziare una nuova vita.
Ai nostri occhi, la situazione attuale della Corea del Nord può sembrare surreale ed estremamente distante dai nostri ideali e stili di vita. Pertanto ci si chiede: perché se tutti vogliono scappare, la dinastia Kim ha questo potere così totalitario sul territorio? La risposta è data dal fatto che, essendo una dittatura forte e duratura, spodestarla potrebbe provocare una guerra civile talmente distruttiva da portare il territorio e la popolazione in condizioni ancor più critiche di quelle attuali.
A livello internazionale ritengo che ognuno sia in attesa un intervento, essendo irreale che, al giorno d’oggi, migliaia di persone sono totalmente private delle libertà fondamentali e della loro facoltà di autodeterminarsi.