Gorgona: l’isola dei diritti

L’isola di Gorgona, conosciuta in quanto sede di una casa di reclusione, si trova nel Mar Ligure ed è la più piccola isola dell’Arcipelago Toscano. Sono ospiti della stessa quasi settanta detenuti, di sesso unicamente maschile, con pene definitive da scontare, motivo per cui sono interrotti tutti trasporti marittimi fra questa e la terra ferma.  

L’Isola di Gorgona è una vera e propria oasi naturale, presenta infatti una fitta e rigogliosa vegetazione tipica della macchia mediterranea, nel mare, limpido e pulito, abitano specie marine protette. Questa “colonia penale” è molto particolare in quanto i detenuti operano fuori dalle “classiche celle”, lavorano nell’orto o nella vigna, curano animali e producono formaggi e miele. I prodotti realizzati dai gruppi di detenuti vengono poi venduti nell’unico negozio presente sull’isola, gestito dal personale di polizia dell’amministrazione penitenziaria.                                           Oltre gli ambienti dedicati alle attività lavorative, vi sono anche spazi dedicati alla formazione, ad esempio, le scuole, la biblioteca, la sala musica e spazi, come il campo da calcio e la palestra, dove i detenuti possono socializzare tra di loro. Come nelle normali case circondariali, i detenuti hanno diritto a svolgere colloqui settimanali con le proprie famiglie, ma a differenza delle altre carceri, a Gorgona tali incontri avvengono in apposite aree circondate dal verde della ricca vegetazione, dotate di piccole cucine, tavoli esterni e giochi per bambini. Se in altre carceri si sente spesso di detenuti che lamentano i piccoli spazi in cui sono tenuti, nelle celle della casa circondariale di Gorgona vi è addirittura il bagno in un ambiente separato con porta dal resto della cella. Un’ulteriore peculiarità è che le celle sono aperte dalle 07.00 alle 21.00, quindi i carcerati passano metà della giornata al di fuori di essa, svolgendo ovviamente le attività lavorative alle quali sono stati preposti. La giornata “tipo” di un detenuto “incarcerato” a Gorgona prevede la sveglia alle ore 6.30 e, dopo la colazione, alle 7.30 inizia il turno lavorativo fino a mezzogiorno per la pausa pranzo. Il turno pomeridiano è dalle 14.00 alle 16.00. La restante parte della giornata viene impiegata per l’attività scolastica oppure per il tempo libero. È un carcere inclusivo nel quale viene fatto rispetto delle diversità culturali dei vari detenuti, si pensi che per i musulmani è predisposto, giornalmente, un apposito menu.   L’obiettivo del carcere di Gorgona è quello di far apprendere ai detenuti lo svolgimento di disparate occupazioni, infatti, a molti detenuti viene insegnato il mestiere del fabbro, dell’idraulico, del muratore, in modo tale che, una volta scontata la pena, possano mettere a frutto le loro abilità evitando di delinquere. 

Se nelle altre carceri italiane è alta la diffusione di disturbi psicotici, Gorgona, l’isola dei diritti, rappresenta un posto sicuro distante dalla disumanità della detenzione degli istituti di pena del resto del nostro paese nei quali si registrano anche frequenti suicidi, questo anche grazie alle visite turistiche, la comunicazione continua fra l’isola e la terraferma. Gorgona va incontro ad un’esigenza di giustizia rieducativa e riabilitative che dovrebbe essere praticata in ogni luogo e su larga scala. Proprio per tale ragione l’isola carcere meriterebbe maggiore attenzione nazionale, è auspicabile, a parere di chi scrive, che tutte le piccole isole italiane, ormai disabitate, venissero utilizzate come istituti penitenziari. Nella nostra Costituzione si legge, all’articolo 27, che la pena deve “tendere alla rieducazione del condannato”, e qual è il modo migliore di “rieducare” se non quello di fornire al detenuto strumenti per apprendere nuove conoscenze da poter spendere una volta fuori dal carcere! 

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